venerdì 2 marzo 2018
Tagliare le tasse sui carburanti, che in Italia sono tra i più cari d'Europa, è un'operazione di buon senso. Per farlo non c'è bisogno di riprendere storie ad effetto superate da più di 20 anni
Basta con la leggenda delle accise per la guerra in Etiopia
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In una campagna elettorale gonfia di promesse più o meno irrealizzabili non poteva mancare l’annuncio del taglio della accise sui carburanti. Lo ha promesso Matteo Salvini giovedì mattina parlando alla radio. «Abbiamo una accisa ancora per il finanziamento della guerra in Etiopia, che credo sia finita da un bel pezzo – ha spiegato il leader della Lega –. Le accise pesano sui carburanti per 72 centesimi al litro. Per una questione di buon senso e per aiutare tutti bisogna eliminare le accise più antiche: non salva la vita a nessuno ma è immorale che chi fa benzina paga ancora la guerra in Etiopia». Ed effettivamente sarebbe assurdo, se fosse vero. Ma la storia delle accise che sarebbero giustificate da vecchi conflitti è superata da ormai più di vent’anni.

È vero che moltissimi degli aumenti "straordinari" delle accise sui carburanti introdotti fin dai primi decenni del ’900 sono stati resi a tutti gli effetti "ordinari" e ce li siamo portati fino ad oggi. Però quei vecchi giustificativi sono scomparsi da un pezzo. Precisamente dal 1995, anno in cui un decreto del governo Dini ha riunificato tutti gli aumenti storici delle accise eliminando le ridicole giustificazioni.

Il vizio di introdurre aumenti per spese straordinarie e poi renderli strutturali, però, è rimasto. Difatti sono stati “inglobati” in successivi aumenti tutti i rialzi degli ultimi anni. Quelli dell’ultimo governo Berlusconi, che nel 2011 ha aumentato le accise di 5,6 centesimi per finanziare prima il fondo Spettacolo e cultura, quindi le spese per la gestione della crisi libica e infine per le alluvioni in Liguria e Toscana. Poi il governo Monti in una sola notte, quella del 7 dicembre 2011, con il decreto “salva Italia” ha aumentato di 8,21 centesimi l’accisa sulla benzina e di 11,21 quella sul gasolio. Aumenti “corretti” al rialzo il primo gennaio 2012 rispettivamente a 9 e 12 centesimi. E ancora il governo Monti, nel 2012, ha introdotto altri 2 centesimi di aumento per il terremoto in Emilia e altri 0,42 centesimi per l’emergenza in Abruzzo. Tutti resi strutturali con la legge di Stabilità del 2013.

L’Italia ha il gasolio più caro d’Europa, mentre per la benzina ci supera solo l’Olanda. Ridurre le tasse sui carburanti, che rappresentano circa il 55% del prezzo finale, è un’operazione di buon senso. Per farlo non c’è bisogno di chiamare in causa la guerra in Etiopia.

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