Seconda stella, questo è il cammino

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In campo c'era una squadra più forte e una squadra meno forte. La prima ha vinto: gioco, partita, incontro, ventesimo scudetto e seconda stella. Il derby? Nel primo tempo si potevano fare tre gol, non soltanto uno. Ma c'era un'aria di inevitabilità nella pioggia fredda di aprile. Nel secondo tempo è arrivato il secondo gol di un ispirato Thuram. Poi un po' di nervosismo rossonero, falli inutili, risse da oratorio (tre espulsi). Ma il beato Pavard era in serata, Acerbi pure, Barella e Darmian hanno sbagliato poco o niente. Ed è finita come doveva finire. Lautaro commosso come un ragazzo, noi vecchi ragazzi commossi come Lautaro.

L'altro nonno di Agata - Pietro, milanista appassionato, buon intenditore di calcio  - me l'aveva anticipato: non abbiamo molte possibilità, se va bene pareggiamo. Poteva accadere, perché dopo il due a uno la nostra amatissima s'è lasciata un po' schiacciare. Ma neppure i fumogeni della frustrazione rossonera hanno impedito di intravedere la vittoria in arrivo.

"Cosa c'è di più bello che vincere il derby in trasferta e conquistare la seconda stella?". La conclusione di un emozionato Dimarco, come capellino "Dimash", riassume il sentimento di noi tutti. Dov'è la festa?