dopo il decreto del governo

Carige chiede la garanzia statale sui bond

di Raoul De Forcade

(REUTERS)

3' di lettura

Carige è «in procinto di chiedere l’attivazione della garanzia statale sull’emissione di obbligazioni», prevista dal decreto per la banca genovese approvato lunedì sera dal Consiglio dei ministri. Mentre «l’ipotesi di ricapitalizzazione precauzionale», anche questa prevista dal Cdm, «è da considerarsi come un’ulteriore misura a tutela dei clienti, da attivarsi come ipotesi del tutto residuale».

A comunicarlo sono i commissari di Carige Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, all’indomani della mossa del Governo che ha deciso di muoversi in prima persone per supportare l’istituto di credito.

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DECRETO SALVA-CARIGE / Garanzie sui bond, possibile nazionalizzazione

La richiesta dei commissari, spiegano fonti finanziarie, sarà presentata nelle prossime ore, non appena saranno messi a punto i presupposti normativi relativi al decreto varato dal Cdm. Nel frattempo è in corso un incontro tra i vertici di Carige e le organizzazioni sindacali.

In una nota vergata mentre il titolo della banca è ancora sospeso in Borsa, Innocenzi, Lener e Modiano spiegano di aver deciso «di avviare una due diligence sugli Npe (esposizione sui crediti deteriorati, ndr) della banca, che sarà condotta da primari operatori del settore, con l'obiettivo di una ulteriore drastica riduzione degli stessi (che segue quella di oltre 1,5 miliardi di euro appena effettuata) al fine di includere nel piano industriale una percentuale degli Npe compresa tra il 5% e il 10% del totale dei crediti».

In questo modo, prosegue la nota, «la banca si posizionerebbe al di sotto del valore medio di sistema. Carige ha l’obiettivo di ridurre il peso degli Npe senza impatti significativi sui ratio patrimoniali in analogia con le operazioni di mercato appena finalizzate. Grazie, infatti, agli accantonamenti che hanno recepito le indicazioni della Bce e in linea con gli esiti delle ultime operazioni su Utp e sofferenze di Carige, si cercherà di avere un impatto tra eventuali nuovi accantonamenti e riduzione dei risk weighted asset tale da non alterare se non marginalmente i ratio patrimoniali previsti nel capital conservaton plan».

Carige dopo l’ultima operazione con la Gacs detiene Npe per circa 3,6 miliardi. Con l’ulteriore cessione prefigurata dai commissari potrebbe cederne una quantità oscillante tra 2,1 e 2,8 miliardi di euro, a seconda che la percentuale di Npe mantenuta sia del 10% (1,5 miliardi circa) o del 5% (750 milioni circa).

I commissari hanno anche fatto sapere di aver incontrato lunedì, accompagnati da Gianluca Brancadoro per il Comitato di sorveglianza, «i vertici dello Schema volontario di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi, formulando una proposta volta a porre le basi della ridefinizione delle condizioni del prestito subordinato di 320 milioni sottoscritto dallo Svi in data 30 novembre 2018 tali da garantire la sostenibilità nel quadro del piano industriale in corso di preparazione e della prospettata aggregazione».

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La richiesta di dimezzare la cedola sul bond
La proposta avanzata dai commissari comprenderebbe un sostanziale dimezzamento della cedola annua del bond, dal 16% all’8%. Ed è stato, a quanto risulta, convocato per domani, in tarda mattinata, il consiglio di gestione dello Schema volontario, proprio per valutare la richiesta di rinegoziazione del bond avanzata dai commissari di Carige.

Secondo l’imprenditore della logistica Aldo Spinelli, azionista di Carige con l’1% circa, la situazione che si è creata nelle ultime ore «è una svolta. Credo che oggi ci possa essere la rinascita di Carige». E ha aggiunto che le ultime notizie avute sull’istituto «ci tranquillizzano su tutti i fronti. Tutti quelli che hanno lavorato, Governo, presidente Modiano e amministratore delegato Innocenzi, hanno competenza e capacità. Se li si lascerà lavorare, la banca può rinascere.

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